“All your data are belong to us”… l’invasione dei dati

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L’IT sta cambiando pelle, in fretta, ad una rapidità peraltro straordinaria anche per le sue frenetiche abitudini. L’iPad ha fatto la sua comparsa nel 2010, l’altro ieri in pratica, ancora oggi molte aziende devono cominciare a capire come gestirne il fenomeno, eppure ci sembra già vecchio.

E’ la consumerizzazione, la penetrazione massiccia dell’IT nelle nostre vite, legata al fatto che, da relativamente poco, l’IT consente a tutti di svolgere la funzione più ricercata dall’essere umano in una maniera più rapida ed accettata: La socialità.

Questa rapidità sta portando alla diffusione capillare di dispositivi potentissimi nelle mani di ciascuno di noi, e, se molti credono che gli smartphone siano un punto di arrivo, in realtà sono stati semplicemente un portone che si è aperto.
Sempre più sensori, stanno rendendosi disponibili nelle mani di tutti: Uno smartphone “base” ha microfono, gps, bluetooth, fotocamera, accelerometro. Vede, sente, sa dove sei, comunica.
Gli smartphone più recenti hanno giroscopio, NFC, due fotocamere, sensore temperatura, pressione. E con questi sensori stanno cominciando da un lato a realizzare interfacce interessanti (l’NFC è veramente un mondo potenziale inesplorato, ma, ad esempio, Samsung utilizza la fotocamera per tracciare il movimento oculare sullo schermo).

Oltre a questo stanno nascendo una plethora di dispositivi a contorno, che consentono di raccogliere, analizzare, integrare, elaborare informazioni sulla realtà che ci circonda, e a costi incredibili: Jawbone (al quale ho rubato l’immagine di apertura), e Fitbit, raccolgono informazioni sulle nostre attività. Le fasce cardio stanno diventando “da polso” e se ne stanno sviluppando per tracciare pressione, temperatura del corpo.

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Dei vari SmartGlasses abbiamo già parlato, mentre è evidente che se gli smartwatches sui quali sembra che in molti stiano puntando non offriranno funzioni “evolute” oltre a darci ora, sveglie, posizioni, tenderanno a fallire.

Tutta questa potenza in campo, in realtà, può consentire di pensare applicazioni straordinarie senza grande sviluppo di codice. Già ci sono moltissimi esempi di questo, ma è interessante vedere come, unendo cloud e applicazioni mobili si riesca ad andare in aree piuttosto inesplorate.

Già Google utilizza i dati di posizionamento dei dispositivi che utilizzano le sue mappe per tracciare i dati di traffico, mentre alla Microsoft, nei laboratori di ricerca sono andati un po’ oltre: hanno immaginato Bing Now, legando un motore di ricerca alla raccolta di informazioni in tempo reale raccolte da un dispositivo per fornire, ad esempio, informazioni su quanto un locale è affollato, quale musica ascoltano, a che volume, prima di prenotare o scegliere di andarci.

Inquietante e potente. Qui un video con demo della soluzione, sperimentale.

Strani questi americani? In svizzera in realtà hanno teorizzato un motore di ricerca mirato ai dispositivo nell’Internet of things, la rete dei dispositivi distribuiti.
E c’è già un’app (PressureNet) che sfrutta i sensori di pressione / temperatura presenti nei device android per “aggiustare” in maniera totalmente automatica le previsioni del tempo (basta raccogliere nel cloud il dato esatto su pressione e temperatura nel luogo esatto, rilevato dal GPS).

Cloud, crowdsourcing, mobile e tensione sociale verso la tecnologia. Forze potenti e per certi versi dirompenti, che stanno spaccando l’IT. Le aziende ancora oggi pensano ad APP aziendali “touch” come se fossero la nuova frontiera, mentre sfruttare un sensore NFC potrebbe aprire orizzonti di usabilità, di tracciabilità, di qualità del dato, di contatto con clienti, fornitori, partner, collaboratori.

E in questo scenario, un mercato asfittico come quello italiano, dove fare ricerca è quasi impossibile e dove le aziende vivono l’IT come un male necessario soffre ancora di più… dovremo aspettare la spinta dei consumatori o delle nuove generazioni (che purtroppo hanno delle barriere di accesso al mondo del lavoro sempre più dure). E pensare che se c’è un asset importantissimo che l’Italia ha sempre avuto è la creatività, è un momento storico di cambiamento importante, e temo che non siamo pronti a raccoglierne il potenziale.

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About Andrea Pescino

I'm a digital technology expert, passionate about the impact technology and data could bring to the world. Now contributing actively to tackling biggest challenges of our times with the usage of data, digital techologies and expertise.
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