Tecnologia Emergente e Tendenze (parte 2)

Veniamo alla seconda parte della mia carrellata sulle tecnologie emergenti e sulle tendenze relative all’utilizzo della tecnologia.

Tutto è connesso..
Il titolo fa pensare a “Cloud Atlas”, film che si prospetta bellissimo (e che vedrò certamente quando gli impegni di lavoro e di papà me lo consentiranno Sorriso), ma in realtà è più relativo alle “cose”.

Già da tempo avevo pensato che sarebbe stato bello controllare da una “console” unica tutti gli oggetti intelligenti di casa.
La domotica è una promessa, e le case del futuro sono entusiasmanti, ma c’è davvero poco per gli utenti di tutti i giorni. Gli impianti a bus consentono di fare qualcosa di interessante ma da li a connettere “tutta” la tecnologia di casa il salto è grande.

Televisori, Antifurto, impianti di riscaldamento, auto-produzione di energia, impianti di streaming audio-video, illuminazione, impianti di irrigazione automatica, consolle per video giochi.
Sarebbe bello avere il controllo di tutte queste cose “a portata di SmartPhone, ehm, di mano”

L’onda delle startup che stanno andando verso l’intelligent building è corposa. Si va da Nest startup già finanziata realizzata dal creatore di iPod, a LifeX, una delle soluzioni più interessanti e stimolanti (come idee future) che ho visto di recente.
Tra queste, un posto di rilievo, non solo per l’idea, ma per gli scenari futuri e non solo per il mondo “home” lo prende Smart Things (Altro progetto Kickstarter già finanziato).

Smart Things

Questa startup produce un device, che al “modico” prezzo di 500$ consente di mettere in contatto “internet” (e quindi qualunque applicazione “cloud”) con un mondo sconfinato di oggetti fisici, anche già presenti in casa!

Al lancio l’oggetto (Instacube) potrà accendere e spegnere ogni cosa connessa alla rete elettrica, interfacciarsi con sensori di movimento, aprire e chiudere sensori e individuare la “presenza”.

Accendere e spegnere luci, preparare il caffè, variare la temperatura e innaffiare le piante, magari seguendo “routine” programmate.

Risparmio, automazione e interfacciamento, tutto molto stimolante. E perchè non pensare ad uffici che “alla chiusura” si “spengono completamente”.
Salvo poi “riaccendersi al mattino” o quando vengono riaperti. Il risparmio, elettrico e di riscaldamento sarebbe straordinario, per 500$ più un po’ di sviluppo applicativo perchè non pensarci….

Big Data e.. conseguenze
Il “Big Data” è certamente una delle tendenze “business” che si sta sviluppando, già da qualche tempo. Con l’esplosione del fenomeno social, e l’affermazione di una generazione che non è così preoccupata della propria privacy, l’acquisizione dei dati è diventata una pratica molto diffusa.

Altri fenomeni come il Content Education Marketing, o la distribuzione di applicazioni “free” in cambio di pubblicità e dati di navigazione, portano analogamente alla raccolta di una quantità enorme di dati.

Certo, se pensiamo alla “casa” connessa ad internet (magari anche con l’antifurto di casa!), l’idea di privacy o semplicemente di sicurezza, ritorna imponente.
Purtroppo la sicurezza è una combinazione di tecnologia, di competenza e di modalità di utilizzo, e la semplificazione dell’IT moderno sta portando gli utilizzatori ad abbassare grandemente il livello di privacy.

La gente pubblica su Facebook quando è al cinema, su Foursquare quando è in vacanza, e magari twitta quando ha vinto al lotto. Un po’ come mettersi sulla testa un cartello “venite a casa mia, provate a svaligiarla”, e senza, per questo, accedere ad alcun dato privato.
La maggior parte delle persone, inoltre, sta migrando verso un qualche sistema di mail online, ha un sistema di messaggistica istantanea attivo, utilizza whatsapp, e magari un iPad per navigare da qualunque HotSpot “free” trovi aperto.
Creare un “honeypot” (ossia un HotSpot fasullo che possa anche consentirti di tracciare tutto il traffico che passa attraverso di lui) è piuttosto semplice, e, salvo diverse impostazioni che non vengono praticamente mai abilitate, le credenziali di accesso a questi sistemi viaggiano tutte in chiaro.
E tutto questo è vero anche per la grande massa di utenti mobili che le aziende stanno vedendo crescere giorno dopo giorno.

Ci troviamo quindi sulla soglia di potenziali fenomeni sul big data che potrebbero essere inquietanti: Dalle grandi aziende che tracciano “tutto” di noi, attraverso il nostro comportamento via internet, a ladri che possono accedere a casa nei momentor_stickerti migliori, fino a truffatori online in grado di raccogliere dati sensibili per utilizzarli, magari cedendoli a chi è disposto a pagarli.

Per questo stanno nascendo sempre più “APP” e strumenti in genere dedicati alla privacy, alla sicurezza e all’anonimato. Tra questi certamente interessanti Secure.ME e il software free TOR efficacissimo.

Riusciranno le aziende, le scuole, e le persone a crescere anche nei modelli di utilizzo e nell’approccio “sicuro” alla tecnologia?

Parallel computing per tutti
Tramite la computazione parallela è possibile effettuare calcoli molto rapidamente e risolvere così problematiche “significative” che, il livello attuale di tecnologia non è in grado di risolvere.
Qualche tempo addietro, il progetto SETI, con l’iniziativa SETI@Home, utilizzava il tempo morto dei PC di casa, per fare calcolo parallelo, e andare ad individuare (eventualmente) forme di vita extra-terrestri monitorando le frequenze di comunicazione.

Al di la di questi progetti “imponenti”, anche il solo riconoscimento vocale richiede enormi capacità di calcolo, come il rendering grafico. Anche la stessa analisi di “big data” richiede grandi capacità di calcolo.
Un Kickstarter (sempre il crowfunding!), ha realizzato un progetto, già finanziato, per rendere disponibile un’architettura di calcolo parallelo a 99$!

Il nome del progetto è Parallela e promette decisamente molto. Pensare che per 70 € possiamo portarci (un solo nodo, per carità) di un’architettura parallela.
Certo un bello schiaffo a costosissime architetture parallele a 5-6 zeri. Ovvio che, in questo caso, siamo in presenza di una piattaforma di base sulla quale costruire, ma l’opportunità è assolutamente ghiotta.

Crowdfunding!
Tutto il mondo è connesso, è attratto dalla tecnologia, e il genere umano ricerca, da sempre, l’innovazione… Molti dei progetti tecnologici più interessanti, però, rimangono bloccati dall’incapacità delle startup di trovare venture capitalist, o investitori istituzionali i quali, magari, non sono sempre capaci di capire il potenziale della soluzione che si sta realizzando.

Straordinaria a questo punto l’idea del Crowdfunding. Nel 2009 nasce Kickstarter la “piattaforma per finanziare progetti creativi”.
Direi che non va malaccio, in 3 anni raccoglie 402 Milioni di dollari (mica male), e porta al successo 3180 progetti, il 43,5% di quelli presentati.
Di questi, 401 progetti, raccolgono più di 100.000 $ e fino ad 1 milione, e 20 di loro più di un milione di dollari.image

L’età dei robot?
Sono già tra noi? A bocca aperta
L’immaginario collettivo lega i robot, da sempre, all’antropomorfismo, con forme di vita sintetiche, ma del tutto simile all’essere umano.
Ne siamo affascinati e spaventati da decenni di libri e film di fantascienza, ma, per il momento, sembrava che più che qualche prototipo zoppicante, non si fosse visto.

In realtà ci sono già diversi casi di successo assolutamente interessanti, dal Roomba di Irobot, alle google driverless car.

Sempre di Robot si tratta, e questo ha aperto il vaso di pandora e scatenato idee, creatività, oltre a portare un flusso di denaro che sta spingendo verso l’innovazione.
La macchina senza guidatore di google, è un’evoluzione straordinaria dei navigatori. Ed utilizzando un sistema piuttosto complesso di sensori e telecamere, è arrivata a percorrere 1609 Km! Sempre di prototipo si tratta, anche se la stessa tecnologia è già stata raccolta da moltissime case costruttrici.

Ancora più interessante Roomba, un robot aspirapolvere che ha avuto uno straordinario successo di mercato. La ragione del successo è certamente legata alla sua efficacia, unita ad un costo straordinariamente contenuto (il modello di base costa poco più di 200 €).
Ovviamente il costo “basso” ha stimolato la creatività, e qualche tempo addietro, un gruppo di appassionati ha creato HackingRoomba, un sito dal quale è stato pubblicato anche un libro, che spiega come fare per “modificare” il vostro Roomba per fargli fare qualunque cosa vogliate.

Ovviamente l’idea era particolarmente stimolante e così iRobot ha realizzato Irobot Create, un robot completamente aperto e programmabile (senza aspirapolvere Sorriso) al costo di 129$ (meno di 100 €!). Perfettamente integrabile con il Microsoft Robotic Studio, consente di creare soluzioni di ogni tipo, con il limite della fantasia.
Dalle analisi di uno spazio, all’antifurto mobile, alla rilevazione della qualità dell’aria, al gioco per bambini o animali domestici.

Ovviamente si può fare “coppia” ed interfacciare il robot con una kinect…

Anche in questo caso, gli scenari per l’azienda sono interessanti. Da sempre il manufacturing si muove verso l’automazione industriale, ma questi trend in termini di costi e la liberazione della creatività, possono portare ad un’automazione industriale a costi estremamente ridotti, abilitando aziende di nicchia a competere con realtà molto più strutturate ma meno flessibili.
Interessante, ad esempio, lo scenario di Baxter, un robot concettualmente innovativo, capace di affrontare diversi task e al costo di 22.000 $ (come citato nell’articolo, una frazione del costo di un normale robot industriale)…

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About Andrea Pescino

I'm a digital technology expert, passionate about the impact technology and data could bring to the world. Now contributing actively to tackling biggest challenges of our times with the usage of data, digital techologies and expertise.
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